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Neil Young: Living With War (Reprise, 2006)

di Salvatore Esposito da JAM

A sette mesi da Prairie Wind, Neil Young torna con un istant album al vetriolo e urla: “Mettiamo sotto accusa il presidente”.

“Aspettavo da mesi che venisse fuori qualcuno, un giovane cantante tra i 18 e i 22 anni che prendesse posizione e che si mettesse a scrivere questo tipo di canzoni. Ho aspettato e aspettato finché ho realizzato che forse la generazione che deve fare questo è ancora quella degli anni '60. Siamo ancora qui”, questo è quello che ha detto Neil Young riguardo la decisione di cominciare a scrivere Living With War, una sorta di istant album che attacca senza mezzi termini la politica di Bush sulla guerra in Iraq e che tristemente osserva i risultati che hanno generato soltanto tanta la paura tra la gente. Senza dubbio a spingerlo in questa impresa sono state anche le parole di Roland Swenson che durante durante la sua partecipazione al recente South By Southwest, parlando di Ohio, gli ha detto: "Signor Young, se mi sente, noi abbiamo bisogno di un'altra canzone come questa!". Così a fine marzo si è recato ai Redwood Digital Studios per registrare, con Chad Cromwell alla batteria e Rick Rosas al basso, cinque delle dieci canzoni già composte per Living With War. Nel giro di due giorni, si sono aggiunti altri quattro brani e mentre la pre-produzione si avviava alla fine, è venuta fuori l’idea di inserire ai controcanti un coro di ben 100 voci; e così dopo aver sovrainciso i fiati, suonati da Tommy Brat, si è recato ai Capitol Studios di Los Angeles per completare il disco. Living With War cattura in modo eccellente, l’energia creativa di Neil Young e la trasforma in un messaggio forte, diretto come un pugno nello stomaco. La sua Gibson forse non “uccide i fascisti” ma sicuramente “ spara canzoni “che faranno riflettere” tanto coloro che hanno voluto questa guerra, tanto coloro che hanno ritenuto patriottico appoggiare la politica di Bush.Tornando in dietro nel tempo, il cantatutore canadese nella sua contraddittorietà, ha disseminato nella sua discografia canzoni dal contenuto politico, sia atti di accusa come Ohio, sia di appoggio come Hawks & Doves dove si schierava inizialmente a favore di Regan, ma anche tenere consolazioni come nel caso di Are You Passionate? Neil, in Living With War, sembra innanzitutto ritrovato la rabbia che era dietro a Rockin’ In The Free World, ma con il coraggio di mettere sul banco degl’imputati il presidente degli Stati Uniti. Questo è un disco per la gente, un disco collettivo, che cattura la rabbia generalizzata per i tanti caduti in Iraq, che tenta ancora una consolazione, e che non lesina veleno, critiche e tristi riflessioni. Non ha sbagliato Neil Young, definendo Living With War una sorta di raccolta di “metal-folk-protest songs”, dato che se viste in un ottica diversa questi brani hanno lo stesso valore delle canzoni di protesta degl’anni sessanta. L’assalto elettrico dei passaggi strumentali, unito alla forza dei testi, mostra un disco solido, che si snoda tra momenti serrati e passaggi corali, quasi fosse il coro gospel ai controcanti rappresentasse quel briciolo di speranza che risiede ancora nel cuore di quanti vogliono che questa guerra finisca presto. Il disco, prodotto come Freedom insieme a Niko Bolas, si apre con After The Garden, un brano vibrante ma allo stesso tempo melodico dove la voce soffice di Neil Young canta: “Non avrò nessun bisogno di un uomo ombra per far girare il governo/Non mi servirà nessuna schifosa guerra“, mentre la sua Gibson tagliente fende la linea melodica. La title track, nel suo andamento corale da ballata elettrica, è una triste considerazione sulla vita ormai abituata a convivere con la guerra, e introduce alla potentissima Restless Consumer che contiene il verso-condanna “Non ho bisogno di annunci in TV/Che mi dicano quanto sto male/Non voglio sapere quanta altra gente è come me/Non ho bisogno di vertigini/Non ho bisogno di nausea/ Non ho bisogno di effetti collaterali come diarrea o morte sessuale/Non voglio più bugie”. Interessante è il contrasto tra Families, dove si canta dei soldati americani che tornano a casa nelle body-bag e Shock And Awe, uno dei brani più incisivi del disco, dove ancora una volta Bush, viene dipinto nella sua misera povertà umana. Neil trova poi il tempo di citare anche Bob Dylan sia nel testo sia nella musica della riuscitissima Flags Of Freedom che ci riporta a Chimes Of Freedom ma soprattutto di lanciare il più diretto atto di accusa contro Bush con Let's Impeach the President, in cui Neil Young chiede apertamente che Bush venga messo alla porta. Sul finale la protesta sembra virare verso la speranza, prima in Looking For A Leader, Neil fa i nomi del Senatore Obama e di Colin Powell come possibili alternative al disastro di Bush e poi con Roger And Out si immerge nel ricordo di un amico scomparso. Chiude il disco una toccante versione di America The Beautiful, il classico di Katharine Lee Bates scritto a cavallo tra '800 e '900, cantata a cappella dai cento coristi che suona quasi come una sorta di preghiera laica per la sua nazione. Un po’ come fu When God Made Me in Prairie Wind, con la quale questo disco sembra condividerne lo spirito e il desiderio di pace.

Neil Young
Living With War
Reprise, 2006

After The Garden
Living With War
The Restless Consumer
Shock And Awe
Families
Flags Of Freedom
Let's Impeach The President
Lookin' For A Leader
Roger And Out
America The Beautiful

Neil Young: guitar, vocals
Chad Cromwell: drums
Rick Rosas: bass
Tommy Bray: trumpet
100 Voice Choir with vocal arrangements by Neil Young and Darrell Brown

Recorded at Redwood Digital Studios and Capitol Recording Studios
Produced by The Volume Dealers Neil Young and Niko Bolas
L.A. Johnson: co-producer

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